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Assemblea FISE: “Difficile la ripresa senza la liberalizzazione di servizi”
» 09.05.2006
"Non ci sarà un vero mercato interno senza la liberalizzazione dei servizi. E senza questo mercato per l’Italia sarà difficile crescere".
E’ questo il messaggio lanciato dal Presidente di FISE, Rosario Carlo Noto La Diega, nel corso dell’Assemblea tenutasi ieri 8 maggio a Roma.
"La crescita delle attività di servizi, che costituiscono circa i due terzi del Prodotto Interno Lordo,", ha osservato Noto La Diega, "avviene oggi in un contesto normativo e di mercato non ancora idoneo a sostenerne adeguatamente lo sviluppo.
La mancanza di un’adeguata cultura dei servizi, il ruolo dominante di molte aziende controllate dagli enti locali, le molte barriere allo sviluppo di impresa impediscono la formazione di un mercato effettivamente concorrenziale.
Sullo stesso progetto di direttiva Bolkestein, tesa a favorire la libera circolazione dei servizi nell’ambito unico europeo, è necessario mantenere un’attenta attività di monitoraggio per verificare il suo reale impatto sul sistema della concorrenza in Italia e sulle opportunità che si apriranno per le nostre imprese fuori dai confini nazionali".
Noto La Diega ha poi sottolineato il permanere, tra i molti elementi di freno allo sviluppo, il grave problema del ritardo nei pagamenti da parte della P.A., su cui la Commissione europea ha avviato una nuova indagine conoscitiva.
"Per le imprese di servizi", ha concluso il Presidente FISE, "permangono tuttora gravi fattori di debolezza nella struttura finanziaria: sono sottocapitalizzate, fortemente indebitate sotto il profilo commerciale e sottoposte a razionamento del credito. In tale contesto l’entrata in vigore di Basilea 2, segna un deciso cambiamento nel sistema del credito.
Per rilanciare un’economia dei servizi, occorre che le nostre aziende non siano valutate dalle banche sulla base di un criterio generalizzato, standard, ma viceversa rispondenti ai nostri ‘asset’ principali dati dal know-how, dall’elevato numero di dipendenti delle nostre imprese, dal numero dei contratti".
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